Di: Alessandra Staiano

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Un’improvvisa amnesia apre le porte al viaggio alla ricerca dell’identità. Non la propria, non quella di colui che in un solo colpo ha perso la memoria e sembra condannato a vagare aggrappandosi ai ricordi e alle ricostruzioni altrui. Ma quella della coppia, la cui evoluzione (ma sarebbe meglio dire involuzione) ha provocato quell’amnesia. In “Piccoli Crimini Coniugali”, in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 25 marzo 2012, l’autore Eric Emmanuel Schmitt indaga esattamente le dinamiche di una coppia in crisi. L’amnesia di lui- affermato scrittore di gialli- si rivelerà essere un pretesto per scoprire i desideri (inconfessati) e le aspirazioni (inconfessabili) di lei.

La coppia, interpretata da Elena Giusti e Paolo Valerio, si muove in un appartamento che dà tutto il senso della claustrofobia di un rapporto coniugale che si è avvitato su sè stesso, con reciproche accuse e continue ripicche. Via via che procede il dialogo tra i due protagonisti, lo spettatore scenderà nell’abisso di quel rapporto coniugale che, in prima battuta, poteva apparire idilliaco. Ma non c’è nulla né di poetico, né di romantico nel continuo rinfacciarsi presunte colpe e reali bugie. Il tentativo di lei di ricostruire l’identità del marito- e con essa la sua e quella dello stesso rapporto sentimentale- naufraga miseramente davanti all’ammissione di lui: l’amnesia era già iniziata a svanire quando lei ha cominciato a raccontargli le prime bugie. Perché lei descrive un altro marito? Perché non desidera stare fisicamente con lui nonostante l’uomo le mostri la sua forte attrazione? Perché lui ha scritto determinate parole sul matrimonio? Mentre i due protagonisti cercano risposte a queste domande, lo spettatore è accompagnato per mano dalle parole che Schimtt fa pronunciare loro.

Il regista Alessandro Maggi lascia, infatti, che il testo dell’autore prenda il sopravvento sulla scena: il dialogo tra lei e lui è il vero protagonista che domina l’intero percorso narrativo. Un dialogo complicato, al limite dell’incomunicabilità: una difficoltà che viene ben rappresentata dai quadri grigi e impersonali che nelle loro cornici di acciaio rivestono l’intero appartamento. Felice scelta scenografica.