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Compagnia Pippo Delbono

DOPO LA BATTAGLIA

uno spettacolo di Pippo Delbono

con

Dolly Albertin, Gianluca Ballaré, Bobò, Chris Clad, Pippo Delbono, Ilaria Distante,

Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Marigia Maggipinto,

Julia Morawietz, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella

musiche originali Alexander Balanescu

scene Claude Santerre

costumi Antonella Cannarozzi

luci Robert John Resteghini

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma,

Théâtre du Rond Point – Paris, Théâtre de la Place – Liège,

Théâtre National de Bretagne – Rennes

Si ringrazia Teatro Pubblico Pugliese e Cinémathèque Suisse

— Durata dello spettacolo 1h 50’ senza intervallo —

Info spettacoli:
Orari: feriali ore 21:00 – Mercoledì e domenica ore 17:30
Prezzi: da euro 10,00 a euro 28,00.

“(…) In questo spazio grigio dove sto creando il mio nuovo spettacolo vedo un luogo fisico di detenzioni, di prigionia, di isolamento, e anche un luogo mentale, di chiusura della mente, incapace di trovare una libertà, una lucidità. Incarcerati sempre di più in una schizofrenia tra un corpo e un’anima, tra un’idea di capi, di sovrani, di Dio che sovrasta, e un’idea di uomo

che deve sottomettersi sempre di più. Una schizofrenia tra una finta gioia di apparenza e un dolore vero del mondo sotterraneo, tra una responsabilità inevitabile degli eventi di cui ci sentiamo vittime e un’idea religiosa fanatica di colpa castrante, una schizofrenia costante tra la paura degli altri e il bisogno inevitabile dell’accoglienza verso gli altri, una schizofrenia tra il

bisogno di verità e la menzogna costante. Vedo pensieri malati fuori e dentro la mia testa, e la testa di noi tutti, pensieri chiusi, pensieri bui, asfissiati. Ma a volte vedo anche in questo luogo

grigio, opprimente, claustrofobico, chiuso, squarci incredibili di luce. Dopo la battaglia nasce forse da un bisogno di scappare, di ritornare, di urlare, di piangere, di ridere, di giocare ancora,

di perdersi ancora, di ritrovare ancora un centro, di ritrovare ancora la rivolta, di ritrovare

una fede, una lucidità, di ritornare a parlare dell’amore, a parlare con il corpo, a parlare con i suoni, a parlare con la danza.”

Pippo Delbono, da Dopo la battaglia scritti poetico-politici, Barbes editore, 2011

PRESENTAZIONE

Dinanzi all’ultimo lavoro di Pippo Delbono ci ritroviamo come all’inizio di un viaggio visionario, sulla soglia di una sequenza di quadri, nel corpo di una drammaturgia che ci mostra, senza falsi pudori, la verità della follia. Dopo la battaglia è una composizione che spalanca le porte del nostro buio esistenziale, sfociando in flusso continuo, trapassandone lo spazio. Trovando il ritmo proprio della danza e della musica, cercando nelle parole e nei versi l’accordo di emozioni e linguaggi, trasfigurando il dolore del presente nella fede nel futuro. Gli attori della Compagnia Delbono irrompono continuamente nell’inatteso, in un mare in perenne metamorfosi, dove la salvezza possibile avviene dopo l’ineludibile naufragio. Accompagna questo viaggio una presenza nuova, la danzatrice Marigia Maggipinto, già storica componente della compagnia di Pina Bausch. Delbono fiancheggia e sospinge i suoi compagni sulla scena di uno spazio neutro, uno spaziomente grigio, crocevia del nostro immaginario, dove scorrono le figure del nostro mondo, dove vivono i vizi e le miserie di un popolo ingabbiato e cieco, le cui mosse si fanno automatiche. Vi riecheggiano, in un rito laico e sacrale, brani tratti da autori come Antonin Artaud, Franz Kafka, Alda Merini, Pier Paolo Pasolini, Walt Whitman, Rainer Maria Rilke, Alejandra Pizarnik riscritti da Pippo Delbono. Scena di versi e parole che accade sulle note di Giuseppe Verdi, Niccolò Paganini, Pëtr Ilic Cajkovskij e le cui note di intrecciano alla musica originale, eseguita dal vivo di Alexander Balanescu, violinista, compositore contemporaneo, interprete della nuova musica a cavallo tra primo e secondo millennio. Uno spettacolo che rappresenta una tappa importante nel percorso artistico di Delbono, che immette una linfa diversa nel suo linguaggio, puntando su effetti video e atmosfere cinematografiche, su stati di immagini realizzati dallo stesso Delbono con il suo telefono cellulare, a proseguire la sperimentazione del suo ‘La Paura’. Nella forma di un teatro espanso, tracciato di corpi e testi, di forme del dire e del rappresentare, di toni che nella musica e nella danza si fanno azioni, verbo incarnato di attori, in un teatro che si fa carne del suo tempo, del nostro tempo.