Di: Alessandra Staiano e Sergio Palumbo

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Novanta minuti di surreale narrazione in bilico tra numeri, corde, drappi e racconti. Al centro, oltre una strana architettura scenica, c’è soprattutto e innanzitutto il corpo di Antonio Rezza, protagonista di 7-14-21-28, la nuova creazione firmata insieme a Flavia Mastrella, in scena al teatro Bellini di Napoli fino a domenica 16 febbraio 2014. Il corpo innanzitutto, dicevamo, perché Rezza occupa la scena con il suo. Esordisce come un clown equilibrista su un’altalena. E poi nel corso di tutto lo spettacolo saltella, rimbalza, corre, si trasforma grazie a un drappo “spiaccicato” sul volto o a un velo rosso o bianco con cui diventa donna. Apparentemente non c’è logica, né coerenza narrativa. Ci sono una serie di quadri che si susseguono, con tante risate strappate al pubblico che viene coinvolto nel gioco che va in scena sul palco. Gioco incomprensibile di primo acchito, ma di cui si avverte subito la potenza trascinatrice. Giochi che si intrecciano, che ritornano, che si interesecano. Anche lo spettatore più scettico finirà così a seguire Rezza nelle sue peripezie corporali-narrative, persino a fargli da contrappunto quando lui si rivolge direttamente alla platea mentre dà corpo ai suoi non-sense. In fondo si entra quasi subito in sintonia con il protagonista, perché in fondo invita il suo pubblico a fare una cosa che sembrerebbe contro la natura umana, ma in realtà è esattamente ciò per cui l’uomo è più naturalmente portato: basta abbassare le “armi” della logica convenzionale e lasciarsi andare alla potenza dell’assurdo. Di un assurdo, però, che tanto ha di quotidiano: gli spunti dai quali Rezza parte per travolgere il pubblico con la folle verve dei suoi sketch traggono origine, spesso, dall’attualità e dalla vita di tutti i giorni: i preti pedofili, la politica, l’operaio precario distrutto da una giornata di lavoro in fabbrica alle prese con un bambino esigente… Rezza parla tanto e si muove anche di più. Di lui tutto diventa oggetto di scena: il corpo, la faccia, la chioma riccioluta e assai versatile. A fargli da contrappunto il muto, ma assai mobile, Ivan Bellavista, indispensabile spalla di alcuni momenti dello spettacolo.
Uno spettacolo esilarante e coinvolgente, che travolge il pubblico in un nevrotico ed irresistibile vortice di assurdità, perché l’insensatezza ha spesso più senso del sensato. O forse no, ma non importa.
Lo spettacolo sarà al Teatro Bellini di Napoli fino al 16 febbraio 2014.