Di: Sergio Palumbo

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“Qui nel mio codice delle zitelle, con Don Magnifico stan tre sorelle”, canta Alidoro, il deus ex machina del trionfo della bontà della Cenerentola rossiniana, che il celebre autore pesarese compose in circa un mese per il Teatro Valle di Roma a soli venticinque anni, nel 1817. Tempi strettissimi per questo “dramma giocoso in due atti”, che Rossini compose avvalendosi dell’aiuto di un collaboratore, Luca Angiolini, cui affidò i recitativi e le arie minori, nonché di diversi autoimprestiti, tra cui l’overture della Gazzetta, il cui crescendo ritorna poi al termine del primo atto. Un mese di lavoro nel quale Rossini diede vita ad una delle più belle pagine dell’opera buffa, prima di abbandonare il genere.

A Napoli La Cenerentola di Rossini mancava da dodici anni, quando andò in scena al Teatro Politeama con lo stesso allestimento, che, nel frattempo, ha riscosso grande successo in giro per il mondo, e perfino con lo stesso direttore, Gabriele Ferro.

L’attesa del pubblico napoletano è stata ripagata da quella che, con l’Andrea Chénier andato in scena a gennaio, è stata senz’altro una delle migliori rappresentazioni della stagione 2014-2015 del Massimo napoletano. Difficile trovare imperfezioni: belle e colorate le scene (soprattutto quelle del palazzo di Don Magnifico) di Pasquale Grossi, mobili e rotanti per velocissimi cambi di scena, pregevoli i costumi di Zaira de Vincentiis e un ottimo disegno luci a cura di Claudio Schmid. Una regia millimetrica, quella di Paul Curran ripresa da Oscar Cecchi, con belle trovate come quella di inscenare la morte ed il funerale della madre di Cenerentola durante l’overture o quella di spostare il tempo dell’azione intorno agli inizi del ‘900. Molto simpatica anche l’idea di aprire la scena durante l’intervallo, con gustosi siparietti dei servitori del palazzo principesco.

La direzione di Gabriele Ferro è attenta e misurata e, anche se la scelta di tempi leggermente rallentati non sembra del tutto condivisibile nei crescendo, il risultato è assolutamente convincente, anche grazie all’ottimo lavoro dell’orchestra nella buca rialzata.

Carlo Lepore, già apprezzato nel ruolo di basso buffo nel Barbiere di Siviglia in scena al Teatro San Carlo lo scorso anno, perfetto nel sillabato stretto ed eccezionale per doti attoriali, dà vita ad un Don Magnifico divertente, pur riuscendo a renderne le peculiarità negative e grottesche del personaggio. Maxim Mironov, tenore tipicamente rossiniano, si fa apprezzare nel ruolo di Don Ramiro per il bel timbro e la padronanza degli acuti, nella speranza di riascoltarlo in opere che possano valorizzarne di più le buone doti vocali. Serena Malfi, campana al debutto al San Carlo ma con grande esperienza internazionale nel ruolo del titolo, ha una bella voce, squillante e piacevole, seppur registrando qualche imperfezione su qualche acuto nel finale. Ottima la prova di Simone Alberghini nel ruolo di Dandini, voce accattivante e grande padronanza scenica. Tra i ruoli minori, spicca l’Alidoro di Luca Tittoto, che ottiene calorosi applausi dal pubblico per il timbro pregevole e la voce potente. Buone le prove anche delle due sorellastre (Caterina Di Tonno nel ruolo di Clorinda e Candida Guida nel ruolo di Tisbe), simpaticamente sopra le righe. Egregio il lavoro del coro, diretto da Marco Faelli.

La Cenerentola di Gioacchino Rossini sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 30 giugno 2015.

Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it