Tempo di lettura stimato: 6 minuti

Dal 15 al 20 ottobre 2019

Teatro Bellini

La Classe – Ritratto di uno di noi

uno spettacolo della Bellini Teatro Factory

di Francesco Ferrara

con Andrea Liotti, Arianna Sorrentino, Chiara Celotto, Claudia D’Avanzo, Eleonora Longobardi, Luigi Adimari, Luigi Leone, Manuel Severino,Maria Francesca Duilio, Michele Ferrantino, Rosita Chiodero, Salvatore Cutrì, Salvatore Nicolella, Simone Mazzella

regia Gabriele Russo produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

La Classe, il progetto nato in seno alla Bellini Teatro Factory che ha affascinato pubblico e critica, arriva nella sala storica del Teatro Bellini. Qui osserveremo i quattordici allievi della Factory mentre preparano uno spettacolo su Anders Behring Breivik, l’attentatore norvegese che nel 2011 ha ucciso 77 connazionali. Spiamo le prove dei giovani attori, ne origliamo le discussioni, ridiamo della loro leggerezza e li seguiamo mentre cercano di trattare un argomento oscuro e indecifrabile quale è il delirio di un uomo responsabile di un massacro. Li osserviamo, dunque, mentre portano in scena loro stessi e non un personaggio, in un continuo cortocircuito tra realtà e finzione.

Il pretesto narrativo è la messinscena dell’attentato del 22 luglio 2011 in cui Anders Behring Breivik piazzò un’autobomba del centro di Oslo che uccise 8 persone per poi, non ancora soddisfatto, sparare a 69 giovani. Una violenza folle, che i ragazzi, per poter rappresentare nella maniera più vera possibile, devono provare a capire; li cogliamo in questo momento, mentre provano a immedesimarsi, mentre si pongono delle domande e mentre immaginano cosa provavano i protagonisti… Ma come si può comprendere qualcosa di così profondamente insensato? Il risultato è uno spettacolo in cui 14 giovani attori portano in scena loro stessi e non un personaggio, un lavoro che si sviluppa su più piani, un lavoro complesso e multisfaccettato, caratterizzato da un’energia dirompente. Dopo il debutto nell’ambito del Napoli Teatro festival Italia 2018, La Classe è andato in scena al Piccolo Bellini registrando il tutto esaurito ed è stato selezionato per il festival Internazionale Tramedautore, che ha luogo ogni anno al Piccolo Teatro di Milano e che rappresenta una delle più importanti vetrine per la scrittura teatrale contemporanea.

Teatro Bellini, dal 15 al 20 ottobreOrari: feriali ore 21:00 – domenica ore 18:00
Prezzi: 15€ posto unico – 10€ under29

Note dell’autore

Il primo giorno di prove, quando io e i quattordici attori della Factory abbiamo incontrato Gabriele Russo, il testo de La Classe non esisteva ancora. Conoscevamo soltanto l’argomento che volevamo raccontare e la data in cui lo spettacolo avrebbe debuttato. Era stata una nostra scelta, questo è vero, ma la cosa lì per lì ci parve comunque rischiosa. E non si può negare che lo fosse.

Perciò quel giorno ci siamo rimboccati le maniche e, una volta a lavoro, io e Gabriele abbiamo capito che in realtà potevamo trarre un enorme vantaggio da una situazione solo in apparenza complicata. Avevamo a disposizione un’idea, quattordici giovani attori, il loro entusiasmo e un mese di tempo. Mica male. Così abbiamo subito messo i loro corpi e le loro menti a confronto con il tema complesso che avevamo scelto, un tema che sapevamo li avrebbe messi in difficoltà in quanto attori e, di conseguenza, in quanto esseri umani (o viceversa, le due cose vanno di pari passo). Come si può ‘interpretare’ la lucida follia di Anders Breivik, un uomo che ha ucciso, rincorrendoli con un fucile, decine di ragazzi innocenti? Come si può capire il dolore dei genitori delle vittime? Come si può entrare nell’animo di un giudice costretto a giudicare uno stragista secondo l’ordinamento del proprio Stato e non secondo l’istinto? Prevedevamo che, nel tentativo di rispondere a domande così oscure, i ragazzi avrebbero toccato sentimenti a loro sconosciuti e per questo avrebbero smosso gigantesche masse interiori. Con questa consapevolezza siamo partiti per il viaggio che ci ha portato alla realizzazione de La Classe.

Nella prima fase Gabriele ha guidato il gruppo di attori in lunghe sessioni di improvvisazione. I ragazzi si immergevano nei momenti che orbitavano intorno all’attentato: la preparazione, l’ultimo abbraccio tra Breivik e sua madre, i tentativi di fuga delle vittime, il processo. Entravano nei personaggi, li reinventavano, li interpretavano e ne uscivano, poi ne discutevano, valutavano l’efficacia del loro lavoro e riconoscevano allo stesso tempo una profonda difficoltà a trovare delle risposte certe.

Io nel frattempo osservavo e prendevo appunti. Quando abbiamo avuto a disposizione abbastanza materiale da farne anche più di uno spettacolo (abbiamo dovuto, infatti, rinunciare con rammarico a gran parte di quei momenti), ci siamo concessi qualche giorno di pausa per tentare di dare forma scritta a una materia in quel momento informe. Autonomamente ho buttato giù una prima stesura che subito abbiamo verificato in scena. C’era, come ci aspettavamo che fosse, ancora qualcosa che non funzionava. Così ho riscritto e modificato secondo le esigenze dello spettacolo, poi verificato ancora e riscritto ancora e così via (mentre Gabriele, dal canto suo, scardinava ulteriormente i significati del testo che via via andava formandosi).

Ed ora eccoci qua. Al di là del risultato artistico che rimettiamo nelle mani del pubblico, alla fine di questo percorso io sono pronto a chiedermi soprattutto una cosa: quanto può essere importante oggi il lavoro di un gruppo (intendendo con gruppo ciò che in effetti dovrebbe essere: più teste che operano insieme, in piena sintonia e in totale libertà creativa)? Non vale forse la pena di provare, almeno provare, a riscoprire la dimensione collettiva del teatro? Non sarebbe questo un atto profondamente politico? Io ho una mia risposta, ma è giusto che a porsi la domanda siano tutti quelli che il teatro lo vivono, da un lato o dall’altro della scena.

Francesco Ferrara

Note di regia

La Classe è uno spettacolo sulla vita quotidiana di quattordici giovani attori. Quattordici giovani, in realtà, che si preparano a diventare attori. Sono ancora studenti. Per questo motivo si trovano in un’aula di recitazione e per questo motivo, in scena, ci sono quattordici sedie e un cuscino sul quale va a sedere Eleonora, la ritardataria della classe. Ma ci sono anche penne, borse, cappellini, scarpe, smartphone. Perché sono dei ventenni. Ventenni che devono allestire uno spettacolo e – da ventenni, incoscienti e irrequieti – si sono dati il difficile compito di ragionare intorno a un evento che, tutto sommato, non riescono a comprendere: l’attentato compiuto il 22 luglio 2011 da Anders Behring Breivik, il giovane norvegese che quel giorno uccise 77 persone, noto alle cronache come la strage di Utoya. Li seguiamo così nel percorso preparatorio, lungo circa un mese. Lo spettacolo si costruisce intorno a loro e loro costruiscono lo spettacolo. Li vediamo mentre improvvisano, recitano, ridono, falliscono e ricominciano daccapo. Ed ecco che alla fine lo spettacolo a cui il pubblico assiste coincide con il percorso stesso di allestimento e con tutto ciò che gravita intorno a ogni cammino artistico: le gioie e le sconfitte, la fatica e la bellezza, il lavoro e il divertimento.

Gabriele Russo

La Bellini Teatro Factory

La Bellini Teatro Factory nasce come una rivisitazione in chiave contemporanea dell’Accademia di Recitazione del Teatro Bellini fondata nel 1988 per volontà di Tato Russo. L’Accademia, nei suoi oltre 20 anni di attività, ha formato artisti che oggi calcano le scene dei più importanti teatri del Paese. Nel 2016, su iniziativa di Gabriele Russo, l’Accademia cambia veste e diventa Bellini Teatro Factory, un percorso triennale gratuito per aspiranti attori, drammaturghi e registi, in cui alla didattica è affiancato un lavoro di sperimentazione e ricerca sulla creazione letteraria, scenica ed audiovisiva. Gli allievi sono coinvolti in tutte le attività del teatro, così da conoscerne ogni aspetto, da quello creativo a quello organizzativo, da quello produttivo a quello della comunicazione. Con uno sguardo aperto sui continui mutamenti che interessano il mondo teatrale, la Factory vive una significativa sinergia con l’esterno attraverso un costante contatto con gli artisti e i professionisti dello spettacolo

In linea con gli obiettivi della Bellini Teatro Factory, volti ad avvicinare concretamente gli allievi al mondo teatrale, parallelamente alle attività didattiche la classe lavora a spettacoli e progetti di rilievo nazionale. I ragazzi del triennio in corso hanno partecipato, sia in qualità di attori che di aiuto alla regia, al progetto Glob(e)al Shakespeare di Gabriele Russo che ha debuttato in occasione dell’edizione 2017 del Napoli Teatro Festival ed ha aperto la stagione 2017/2018 del Teatro Bellini. Alcuni allievi attori hanno partecipato alla messa in scena al Piccolo Bellini di Romeo e Giulietta – Ovvero la perdita dei padri. Nel corso dell’anno accademico 2017/2018, sono state dedicate sei settimane al lavoro autonomo in cui gli allievi hanno scritto, diretto ed interpretato tre spettacoli: La santità del floppy, Atto di dolore e Look Like – quest’ultimo andato in scena al Piccolo Bellini, così come La classe il lavoro scritto da uno degli allievi, interpretato da tutti gli aspiranti attori e diretto da Gabriele Russo presentato nel corso dell’edizione 2018 del Napoli Teatro Festival e poi riproposto al Piccolo Bellini e, ad ottobre 2019 al Teatro Bellini. Anche nel 2019, la Bellini Teatro Factory ha presentato uno spettacolo durante il Napoli Teatro Festival Italia 2019, dal titolo Il tempo Orizzontale.

A giugno 2019 è stato pubblicato il Bando di selezione per il triennio 2019-2022.