Di: Maresa Galli
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Alcuni scrittori, pedagogisti, poeti, sognatori possiedono il dono di cambiare le nostre vite: a questa cerchia appartiene senza dubbio Gianni Rodari, che ha rivoluzionato l’approccio educativo al mondo infantile. La sua “Intuizione fantastica” ha colpito l’autore e regista Luca Pizzurro, che lo ha egregiamente raccontato nel suo spettacolo teatrale, che ha debuttato al Nuovo Teatro Sancarluccio.
“Gianni Rodari. Un’intuizione fantastica”, presentato in occasione del centenario della nascita del celebre scrittore (prodotto da InScena Nuovo Teatro Sancarluccio e da La Falegnameria dell’Attore, in partnership con Leggimi Forte), si avvale di un ottimo e affiatato cast: Franco Oppini (nei panni di Rodari), Gigliola de Feo (anche coproduttrice della pièce assieme a Giuliana Tabacchini), Maria Teresa Iannone e Matteo Lanzara.
Il 2020 è l’anno, oltre che del centenario della nascita, anche delle celebrazioni dell’autore della “Grammatica della fantasia”, del quarantennale della sua morte, del cinquantennale del Premio Hans Christian Andersen del quale fu insignito Rodari, unico italiano a ricevere il prestigioso riconoscimento. La storia raccontata al pubblico si svolge con un salto spaziale e temporale tra due luoghi e momenti importanti: la Milano del 1964 (il ’68 alle porte) e la Roma del 1970, nel giorno della proclamazione del Premio Andersen. A Milano si leggono quegli anni attraverso le vite di due fratelli: Adua e Palmiro. Adua, insegnante di idee progressiste, ha fatto sua la lezione rodariana dell’apprendimento attraverso il gioco, l’invenzione fantastica lasciata ai bambini ancora considerati oggetto dell’insegnamento e della disciplina.
Invisa alla preside, che le consiglia di rileggersi piuttosto la Riforma Gentile, licenziata, andrà a Roma, spinta anche dal desiderio di conoscere il proprio mentore, di cui diventerà, poi, fedele e indispensabile collaboratrice. Palmiro è un operaio che lavora alla produzione della Lambretta, un lavoro sicuro in una grande azienda ma svolto, comunque, in condizioni rischiose e che ricorda con ammirazione il padre, operaio comunista morto in fabbrica, con sullo sfondo le lotte civili per difendere i principi di libertà e di giustizia sociale nell’Italia del Boom economico, che ha portato tanto benessere ma a caro presso per tanti lavoratori…
Palmiro, bravo ragazzo e gran lavoratore, dopo un gravissimo infortunio sul lavoro, è lasciato dalla fidanzata alla vigilia delle nozze (fischia il vento del femminismo, di affermazioni per le donne nel mondo del lavoro ma è anche forte il desiderio dei primi agi consumistici), costretto a rivedere le sue priorità ed a guardare la vita da tutt’altra prospettiva. Sotto il peso di lavori massacranti, in un’Italia che cambia e che vara nuove industrie, non rinunciano ai propri sogni. Intanto a Roma, in casa Rodari a Monteverde, si vive l’atmosfera del conferimento del Nobel della letteratura infantile all’autore di “Favole al telefono” e di altre novelle impresse nell’immaginario di un’intera generazione. Rodari racconta come la macchina da scrivere rappresenti un’orchestra di tasti, strumento al servizio della musica che mostra tutta la potenza della fantasia che va riscattata ed i suoi esordi letterari, fino alla scrittura di libri tradotti in varie lingue e a momenti dialoga anche con Cipollino, il suo personaggio più famoso.
Si affaccia alla finestra per dialogare con i suoi amici gatti, rimembra il profumo del pane appena sfornato dal forno paterno, gli aromi dell’infanzia, le sue passeggiate vicino al fiume Nigoglia, nella natia Omegna, un fiume “che scorre all’insù” e dunque invita a cambiare prospettiva, a disobbedire. Ex fascista, poi partigiano e comunista (si è disposti a dare la vita per ciò in cui si crede…), ricorda i compagni di partito, i fermenti rivoluzionari di quegli anni che uscivano a fatica dalla guerra.
Se i cattolici parlano di “comunità educante” ma la società è diseducante, allora bisogna cambiare il mondo per intero!
Gli urbanisti, gli architetti, spiega lo scrittore, non pensano ai bambini: le scuole sono costruite simili a prigioni o conventi. L’industria crea giocattoli per bambini soli. Ai fanciulli viene detto di mangiare, dormire, imparare i programmi scolastici – ma loro non partecipano, non sono titolari di diritto, non possono decidere nulla della propria vita. Il bel racconto immaginato da Pizzurro, magnificamente interpretato dagli attori in scena, è intercalato da video che mostrano momenti epocali della storia italiana: il ’64, con la morte di Togliatti ed il suo funerale, con una partecipazione popolare impressionate; i primi cortei femministi per l’emancipazione della donna; la produzione della Lambretta, simbolo del made in Italy che andava affermandosi in tutto il mondo; le lotte studentesche e operaie. La vera ricchezza dell’uomo risiede nella memoria, che per Rodari è un po’ una vecchia soffitta, piena di scatole, da cui, a volte, affiorano ricordi tristi, terribili, come quello di suo padre, uscito sotto il temporale per aiutare un gattino in pericolo di vita tra le pozzanghere e morto dopo sette giorni di broncopolmonite ed altri ricordi, caldi e avvolgenti come una coperta, “nella biblioteca dell’anima”.
C’è ancora un bambino in Rodari, così come nel corpo di ogni adulto è sempre incastrato un bambino.
Il bel viaggio nel mondo rotariano, completato dalla sapiente scelta della colonna sonora che inanella Beatles e cantautori italiani, Simon & Garfunkel e Ornella Vanoni, si apprezza per la capacità dell’autore di mettere insieme momenti privati, sia di Rodari che dei due fratelli e momenti pubblici, che ormai appartengono alla storia di una nazione, di una collettività, senza cadere nel didascalismo o nella facile operazione nostalgia.
La finestra che l’autore di “Novelle fatte a macchina” spalanca su Roma è la finestra che va spalancata sul mondo, con lo stupore e la meraviglia di bambini che solo, entronauti, potranno realmente provare a cambiare le cose, così come ogni adulto dovrebbe rimanere sempre bambino.
Lunghi, meritati applausi ai valenti attori in scena e al regista davvero bravo nel restituire la ricchezza e il messaggio di Rodari al tempo presente che ne ha più che mai bisogno.
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