Di: Maresa Galli

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Torna al Trianon “L’oro di Napoli”, spettacolo tratto dalla celebre raccolta di racconti di Giuseppe Marotta (trentasei spaccati di vita napoletana) pubblicati nel 1947. Nel 1956 Vittorio De Sica diresse l’omonimo film a episodi che ebbe enorme successo, rileggendo sei racconti e curandone la sceneggiatura con lo stesso Marotta e l’inseparabile Cesare Zavattini. I racconti di Marotta sono stati rielaborati da Manlio Santanelli e diretti da Nello Mascia.

La messa in scena, fedele alla versione cinematografica di Vittorio De Sica, è arricchita dalla penna e dallo sguardo attento di Santanelli, che con il suo stile unico, a tratti surreale, che rappresenta una napoletanità popolare ma mai oleografica, regala al pubblico due ore di gradevole e coinvolgente spettacolo. “Nel trasferire l’opera dalla pagina alla scena – spiega Santanelli – mi sono trovato di fronte due problemi: rendere unitaria l’azione, che nel libro è segmentata in più racconti, e prendere le dovute distanze dal film che ormai appartiene all’immaginario collettivo, senza deludere il pubblico che ha il diritto di trovarsi di fronte a quel Marotta che ha conosciuto attraverso la nota pellicola”.

Quattro gli episodi messi in scena, con la sapiente regia di Nello Mascia, anche nei panni di interprete del guardaporta-narratore Don Ersilio, che incarna e dispensa perle della proverbiale filosofia napoletana, frutto di millenaria sopportazione, di atavica pazienza e capacità di ridere dei mali, nella città dove vita e morte vanno a braccetto e nobili e pezzenti giocano a carte, i codici si ribaltano, lo sberleffo diventa ironico, intelligente riscatto di un momento – la vita è un attimo. Il pubblico ritrova in teatro storie ormai notissime ma sempre divertenti: quella di don Saverio il pazzariello (Giovanni Mauriello), perseguitato dal guappo del Rione Don Carmine Javarone (Ciro Capano); “Pizze a credito”, con protagonisti i due pizzaioli: la procace Sofia (Rossella Amato) che tradisce il marito Rosario (Gianni Ferreri) con il Marchesino (perfetto sciupafemmine, interpretato da Massimo Masiello); “I giocatori” con il conte Prospero (Roberto Azzurro), nobile decaduto tiranneggiato da una moglie ricca, che crede di giocare da decenni interminabili e deliranti partite a scopa con Gennarino, un bambino di otto anni (che nel frattempo è diventato un adulto, con moglie e figli…), che,  inesorabilmente, lo batte sempre (“la carta sa dove deve andare…”); “Il professore”, con Don Ersilio che vende consigli di ogni genere: all’innamorato che vuole vendetta (Matteo Mauriello) ed agli abitanti del vicolo, con i quali filosofeggia sulle differenze sostanziali ed etimologiche tra “la” pernacchia e “il” pernacchio, unico modo per “punire” lo spocchioso nobile del rione che mette a soqquadro il vicolo ad ogni passaggio della sua limousine; “Il vedovo inconsolabile” Don Criscuolo (Giancarlo Cosentino), che dimentica le sue pene vedovili davanti ad un bel piatto di spaghetti; i battibecchi interminabili tra donna Rosaria (Rosaria De Cicco) e donna Concetta la vedova (Cloris Brosca), su chi abbia il diritto di stendere il bucato e su quale effige sacra (la Madonna di Pompei o quella di Montevergine?) sia più degna di essere esposta nell’edicola votiva nel cortile. E ancora Rosario Minervini (Cafiero) Roberto Mascia (Postino e secondo Signore). Insomma, un cast in stato di grazia che dà vita ai personaggi nati dalla penna del celebre scrittore. Da ricordare anche le notevoli esibizioni vocali di Ciro Capano e Massimo Masiello, che hanno deliziato il pubblico cantando dei brani secondo la migliore tradizione canora napoletana. Tra i protagonisti vanno citati anche i valenti musicisti che suonano dal vivo una colonna sonora che cuce insieme “’O Guarracino” e “Mare verde”, “Cinematografo”, “Torna maggio”, “Guì guì” e rap mediterranei di Ciccio Merolla ed echi del “Don Giovanni” mozartiano (“Là ci darem la mano”): Ciccio Merolla, che ha curato la colonna sonora dello spettacolo, intercala le sue canzoni con celebri motivi popolari, voce e percussioni; con lui suonano Mariano Bellopede Davide Afzal. Belle le scene a cura di Raffaele Di Florio ed i costumi di Annalisa Ciaramella. Non era un’operazione facile mettere in scena i racconti de “L’oro di Napoli”: Santanelli, Mascia e i bravi attori e musicisti ci riescono splendidamente, in uno spettacolo corale (quasi una sorta di musical) dalla prima all’ultima scena, con un finale che vede Roberto Azzurro (Conte Prospero) lanciare in aria le carte da gioco, seguito da tutti i protagonisti della grande, scoppiettante, passeggera commedia della vita.