Di: Sergio Palumbo

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Torna la Madama Butterfly di Giacomo Puccini al Teatro San Carlo di Napoli, nello stesso allestimento del 2019, per la regia di Ferzan Özpetek, che ambienta la vicenda in una Nagasaki post-atomica degli anni ’50.

Come già apprezzato quattro anni or sono (qui la recensione), non si tratta di un allestimento indimenticabile, né per scelte registiche, né per impianto scenografico.

La scelta di ambientare la vicenda negli anni ’50 ha portato con sé una serie di incoerenze storiche e culturali. Questo cambiamento ha reso difficile per il pubblico comprendere appieno le dinamiche sociali e culturali dell’epoca originale, compromettendo la comprensione delle relazioni tra i personaggi e le loro motivazioni. Spostare l’ambientazione agli anni ’50 ha ridotto la rilevanza storica dell’opera e ha attenuato il potente commento sociale che essa trasmette.

Le scene, scarne e minimaliste, hanno reso l’ambientazione meno suggestiva e coinvolgente. Fatto salvo il villaggio di pescatori del primo atto, nei restanti due si è avvertita una mancanza di dettagli e un’assenza di elementi visivi significativi che ne hanno ridotto il potere evocativo. Molto eleganti e ben curati i costumi di Alessandro Lai, coerenti con l’impostazione registica.

Nonostante le critiche all’allestimento e alla scenografia, la rappresentazione ha comunque brillato per la dimensione musicale, a partire dalla direzione di Dan Ettinger, che ha saputo sottolineare con precisione le dinamiche emotive della storia, facendo emergere le tensioni e le passioni presenti nella trama, con una scelta sempre condivisibile dei tempi, coerenti e ben calibrati per tutta la rappresentazione, garantendo la giusta fluidità musicale. L’orchestra, sotto la direzione di Dan Ettinger, ha offerto un’interpretazione straordinaria della partitura di Giacomo Puccini. La potenza e la bellezza della musica sono state pienamente restituite al pubblico.

Il coro, preparato da Vincenzo Caruso, ha contribuito a creare un contesto sonoro ricco e vibrante nel primo atto. La performance del coro durante il “Coro a bocca chiusa” è stata commovente e ha contribuito a creare un’atmosfera di tensione emotiva nel teatro, mentre venivano proiettate le immagini del videoritratto di Cio-Cio-San, ad opera di Luciano Romano, durante l’attesa di Pinkerton.

Un vero trionfo personale, meritatissimo, quello tributato dal pubblico del San Carlo ad Ailyn Perez, che ha conferito al personaggio di Cio-Cio-San non solo l’avvenenza della presenza scenica, ma anche una notevole profondità emotiva, rendendo in modo convincente l’evoluzione dei sentimenti del personaggio, dalle prime speranze e gioie all’iniziale entusiasmo per il suo matrimonio con Pinkerton fino alla devastazione emotiva e al sacrificio finale. La sua voce ha una gamma dinamica e una potenza che ha reso giustizia alle arie iconiche dell’opera, come “Un bel dì vedremo”. La sua esecuzione vocale è stata impeccabile, con un controllo straordinario delle sfumature e delle espressioni vocali.

Saimir Pirgu ha reso Pinkerton con la sua voce potente e dinamica, dal bel timbro e dal considerevole squillo. Ha saputo catturare l’entusiasmo iniziale del personaggio, mentre Pinkerton è inizialmente affascinato dalla bellezza del Giappone e dalla giovane Cio-Cio-San. La sua voce è stata in grado di esprimere l’entusiasmo e la spensieratezza del personaggio nelle prime fasi dell’opera. Una delle sfide più interessanti nell’interpretazione di Pinkerton è la sua trasformazione emotiva nel corso dell’opera. Da un inizio spensierato, il personaggio affronta una profonda evoluzione emotiva quando si rende conto delle conseguenze dei suoi atti. Saimir Pirgu ha saputo comunicare questa trasformazione con la giusta variazione emotiva nella sua interpretazione, facendo emergere il rimorso e la colpa del personaggio nella seconda metà dell’opera. Perfetta l’intesa con Ailyn Perez, essenziale anche per la scena sensuale, voluta dal regista, che chiude il primo atto. La chimica scenica tra Saimir Pirgu e l’interprete di Cio-Cio-San ha contribuito a rendere autentiche le dinamiche tra i due personaggi e a coinvolgere il pubblico nell’intensità della loro relazione.

Ernesto Petti ha reso il personaggio di Sharpless non solo conferendogli grande eleganza, sia per fraseggio che per portamento scenico, ma anche con una notevole empatia e compassione. Nel corso dell’opera, Sharpless è spesso coinvolto in situazioni difficili e confronti emotivi, e l’interpretazione di Petti ha saputo comunicare la sua comprensione per il dolore e il conflitto dei personaggi principali.

Perfetta la Suzuki di Marina Comparato, già apprezzata più volte sul palco del San Carlo (indimenticabile, ad esempio, il suo Cherubino nelle Nozze di Figaro del 2016), la cui interpretazione vocale è stata in grado di riflettere le sfumature emotive di Suzuki, specialmente nei momenti in cui il personaggio è coinvolto in dialoghi o arie emotivamente cariche.

Molto bene anche Paolo Antognetti (Goro), Ildo Song (lo zio Bonzo), Paolo Orecchia (Yamadori) e Laura Ulloa (Kate Pinkerton). Cast vocale ben completato da Giuseppe Todisco, Antonio De Lisio, Linda Airoldi, Anna Paola De Angelis, Franca Iacovone e Giacomo Mercaldo.

Madama Butterfly, di Giacomo Puccini, per la regia di Ferzan Özpetek, sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 28 settembre 2023.

Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it