Di: Sergio Palumbo

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L’orrore della guerra e del nazismo raccontati e vissuti in un diario, poi divenuto un romanzo, da una donna, Marguerite Duras, il cui marito, Robert Antelme, è stato arrestato dai nazisti e deportato a Dachau. La straziante angoscia dell’attesa, dove i giorni si susseguono sempre uguali, senza alcuna novità, tra ansia e dolore, speranza ed esasperazione: “si è costretti comunque a vivere”.

Marguerite si aggira in preda all’ansia e all’angoscia, nel suo appartamento sempre a portata di telefono o per le strade di  Parigi, in festa per la fine della guerra, in un clima primaverile in netto contrasto con il supplizio interiore della donna. La descrizione cruda e secca del ritorno di Robert, ridotto ad una larva umana dalla disumana violenza nazista è un vero e proprio pugno nello stomaco che si imprime nitidamente nella memoria.

Mariangela Melato, straordinaria non solo per l’immensa bravura, ma anche e soprattutto per la sua autenticità, che lascia trasparire un’emozione sincera ed un vero trasporto, è la protagonista dell’adattamento teatrale, per la regia di Massimo Luconi, del testo autobiografico della Duras, in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 9 maggio 2010.

La tragedia interiore della Duras è resa magistralmente dalla Melato, in grado di rappresentare perfettamente la sensazione di brutale essenzialità che si arguisce nel testo e nel contempo di rendere universale la particolare tragedia della protagonista: l’attesa di Marguerite diviene l’attesa di tutte le donne del mondo. Come ha affermato la stessa Melato, “l’attesa in cui vive la protagonista è identica a quella di tutte le donne che aspettano, non solo in un momento di guerra, ma nei momenti di abbandono, di sofferenza interiore, e testimonia una capacità di sopportazione tipicamente femminile”.

Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it