Di: Sergio Palumbo

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In una piccola isola vicino alla Sicilia il commissario Porzio pensa di poter trascorrere un tranquilla vacanza, lontano dagli impegni della città. Tanto, per la normale amministrazione di quel piccolo centro, dove certo non succede mai nulla, c’è il maresciallo Patti, che non è abituato ai sofisticati sistemi di indagine familiari al commissario. Così, quando questi ne riceve la richiesta di aiuto, perché qualcosa di grave è accaduto, accetta con un misto di fastidio e di condiscendenza un po’ sprezzante. L’indagine avviata ha qualcosa di grottesco, mobilitando un gruppo eterogeneo di persone, dal momento che i carabinieri in servizio sono affetti da un’infezione viscerale, che ha colpito quasi tutti sull’isola, per cui sono costretti a frequenti permanenze nei bagni. Ma grottesca non è certo la morte violenta dell’usuraio Cosenza, strangolato nella sua casa, dove l’assassino ha lasciato un segno che allude a un’antica leggenda isolana e significa volontà di vendetta. Tale circostanza fa ricollegare l’omicidio a un altro precente avvenuto nella stessa famiglia, il cui ultimo membro – una donna – si dice in pericolo di morte. Per vie curiose e perfino un po’ coimiche il commissario sbroglierà la vicenda e imparerà a stimare e a farsi stimare dal maresciallo.

Il giallo di Palazzotto si fa apprezzare soprattutto per il quadro a tinte violente del piccolo mondo isolano, affogato in una nebbia perenne di noia e di inerzia morale e mentale, in cui può maturare ogni abominio. In quell’angolo di mondo che pare così affascinante, tra cielo e mare, fermentano desideri di evasione, come nel segreto del focolare domestico maturano odi violenti e desideri di vendetta.

Figure grottesche, dalla tipica deformazione espressionista, soprattutto figure di donne dalla femminilità sgangherata alla Botero, sono sintomatiche di una visione del mondo amara, che diventa sarcasmo o si scioglie in un’ironia senza sorriso.

Link: il sito di Dario Flaccovio Editore – www.darioflaccovio.it