Di: Maresa Galli

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Cosa succede quando due attori del calibro di Tonino Taiuti e Lino Musella mettono in scena una summa di musiche, versi, memorie, gioco, risata e riflessioni sulla morte? Accade che il loro “dispositivo scenico”, un vero e proprio concerto di musica elettronica, si fonda con la drammaturgia, nella quale il suono diviene parola e la parola suono. Dopo l’esperienza di “Circo Equestre Sgueglia” di Viviani, per la regia di Arias, al San Ferdinando, i due pluripremiati attori, lavorano ancora insieme, straordinariamente affiatati. Lo spettacolo in prima assoluta, prodotto da Casa del Contemporaneo, debutta alla Sala Assoli, gremita ad ogni replica per partecipare al concerto poetico (o alla poesia musicale) di Taiuti e Musella; completano il racconto i musicisti Marco Vidino e Luca Canciello, tra mandolini, chitarre e loop elettronici che consentono quello straniamento, quel senso di sospenzione che accompagna il pensiero della morte, giocando con lei e con il suo opposto, grazie a versi immortali: Viviani, Rosso di San Secondo, ma anche Testori, Caproni, Di Natale, Hrabal. Tonino Taiuti si accompagna anche con la chitarra e le musiche di scena sono quasi tutte originali. Nel primo “Play Duett”, in scena nel 2016, i versi erano più legati al teatro napoletano, a Basile, Viviani, Petito, Moscato, con frammenti poetici di Elliott. Di nuovo, Taiuti e Musella si parlano, si raccontano oltre il tempo e lo spazio del reading, oltre il rapporto classico/contemporaneo (una è la poesia, immortale), nella “cantina teatrale” che ha triturato la lezione del teatro d’avanguardia proiettandosi nel futuro con nuova sensibilità. La loro drammaturgia si libera dalla tradizione e insieme la omaggia, nella ricerca di nuovi spazi di invenzione, tra una svisata blues e le vibranti note del mandolino, tra noise ed elettronica – un beat per creare dissonanze, per rompere confini obsoleti. I travestimenti degli attori, le magiche luci di Cesare Accetta avvicinano il pubblico alla “suite mortale”, più vitale e feconda che mai. Il bello degli artisti è il sapersi mettere in gioco e Taiuti e Musella lo fanno egregiamente, nella storica Sala di sperimentazione e grande teatro. Da Viviani a Totò passando per Artaud, Becket e Genet e una rituale cerimonia della morte, ogni messa in scena è rigore e libertà, spazio da reinventare, emozione da vivere. Ogni sera diverso, lo spettacolo si è arricchito, nell’ultima replica, di letture di versi di amici poeti e di Alda Merini, per chiudere con una straniante “’A livella”, da brivido. Interminabili, meritati applausi.